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Un po’ di storia…il ” Borgo degli Orefici”-A bit of storia…il “Borgo degli goldsmiths”

Febbraio 19, 2018 da Maria Pia Ruffo

L’immagine di Napoli “bella e gentile “, che si era affermata nel XVI secolo, per le sue bellezze naturali e per i suoi “artigiani”, rimase inalterata per lungo tempo. Ancora nel XVII secolo, lo storico Antonio Summonte, nei suoi testi di storia sul Regno di Napoli, pose in risalto la tradizione artistica della città. Poche città europee potevano vantare di possedere, al loro interno, più “Borghi” caratterizzati ognuno da un mestiere dell’arte. Tra i “Borghi”, quello degli “ Orefici” è certamente uno dei più antichi, infatti l’oreficeria fu una delle arti più praticate in città.
Nel XVII secolo l’arte orafa aveva raggiunto una posizione egemonica nell’economia cittadina, ed in breve tempo divenne l’asse portante delle entrate finanziarie della città. La conservazione di quest’importante attività, con il sostegno dello stato, fu uno dei principi adottati dai sovrani Borbonici durante il loro regno. Gli interventi promossi dal sovrano Borbone resero le arti, di nuovo testimoni eccellenti della città “gentile”, tra queste “la Nobil’Arte degli Orefici”. Gli artigiani nel 1735 chiesero a Carlo di Borbone di sostenere le arti manifestando anche la sua preferenza per i manufatti napoletani, inducendo la corte a fare altrettanto per accrescere le manifatture dello Stato.
Ancora oggi il luogo “Borgo degli Orefici” conserva la sua denominazione e vocazione, confermata dalla presenza di numerosi orefici, discendenti degli antichi artefici, che continuano ad operare nel solco della tradizione.

The image of Naples “beautiful and Kind”, which had established itself in the sixteenth century, for its natural beauties and for its “craftsmen”, remained unchanged for a long time. Still in the seventeenth century, the historian Antonio Summonte, in his history texts about the Kingdom of Naples, highlighted the artistic tradition of the city. Few European cities could boast of owning, within them, more “villages” characterized each by a craft of art. Among the “villages”, that of the “goldsmiths” is certainly one of the oldest, in fact the Goldsmith was one of the most practised arts in the city.
In the seventeenth century the goldsmith’s art had reached a hegemonic position in the city economy, and in a short time became the backbone of the town’s financial revenues. The preservation of this important activity, with the support of the State, was one of the principles adopted by the Bourbon sovereigns during their reign. The interventions promoted by the sovereign Bourbon made the arts, again excellent witnesses of the “Gentile” city, among these “La Nobil’Arte degli goldsmiths”. The craftsmen in 1735 asked Charles de Bourbon to support the arts and also expressed his preference for the Neapolitan artifacts, prompting the court to do likewise to increase the manufactures of the state.Even today the place “Borgo degli Goldsmiths” preserves its name and vocation, confirmed by the presence of numerous goldsmiths, descendants of the ancient Artificers, who continue to operate in the tradition.

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Maria Pia Ruffo

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